Nel 1981 il
premier Shehu fu accusato di spionaggio e, in seguito alla morte di Hoxha,
nel 1985, Ramiz Alia assunse la leadership del Partito del lavoro.
L'Albania si unì con cautela all'ondata di democratizzazione che stava
attraversando l'Europa orientale alla fine degli anni Ottanta, e i rapporti
diplomatici con gli Stati Uniti vennero ripresi nel marzo del 1991. Le
manifestazioni popolari antiregime e le prime fughe verso i paesi occidentali
indussero il presidente Alia a indire le prime elezioni libere multipartitiche,
che videro l'affermazione dei comunisti:questi, con la nuova denominazione
con il Partito democratico, maggiore forza di opposizione.
Le elezioni parlamentari del marzo 1992 diedero la maggioranza al Partito
democratico: nell'aprile Alia rassegnò le dimissioni e il Parlamento elesse
Sali Berisha primo presidente non comunista dalla seconda guerra mondiale.
Venne istituito un governo di coalizione e la carica di primo ministro
fu affidata ad Alexander Meksi.
Nel luglio 1992 il Partito comunista albanese venne messo fuori legge;
l'anno successivo Ramiz Alia e altri ufficiali comunisti furono accusati
di appropriazione indebita dei fondi statali. Per loro, nel 1993, si aprirono
le porte del carcere.
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