E scopriamo che Antonio S., a Torino, la cittˆ fabbrica pi� grande dâEuropa, pu˜ essere considerato un fortunato: un posto sicuro, un contratto a tempo indeterminato, la prospettiva della pensione, i periodi di malattia regolarmente pagati, sono diventati un sogno per molti. La riduzione dei costi, obiettivo che la FIAT ha perseguito seguendo varie vie, ha voluto dire, per la cittˆ di Torino, sempre meno occupazione, precariato, disoccupazione, aumento del lavoro nero, disagio e abbassamento delle condizioni di vita. ãFlessibilitˆ del lavoro, sicurezza dei cittadini. I governi europei si concentrano su questi due obiettiviä senza tener presente che ãil principale grado di insicurezza [�] provocato proprio dallâaccentuarsi della flessibilitˆ, dal venir meno delle reti di protezione sociale che avevano caratterizzato la civiltˆ europea: sicurezza dâimpiego stabile, di assistenza pubblica, di previdenza certaä. Il libro di Polo � un viaggio allâinterno di una cittˆ che in pochi anni ha subito una profonda crisi. Troviamo coloro che sono stati espulsi dalla fabbrica, quei ãquadriä che con la fabbrica si erano identificati, che nellâobbedienza ai superiori e nel controllo sugli inferiori avevano pensato di creare la propria sicurezza: oggi continuano a fare lo stesso lavoro, guadagnano pi� o meno come prima ma hanno dovuto diventare imprenditori di se stessi, inventare piccole ditte con pi� spese e meno garanzie. Ma troviamo soprattutto coloro che ogni giorno cercano di sopravvivere, lanciandosi in nuove professioni ma giˆ temendo il loro invecchiamento e la propria inutilitˆ, coloro che campano da anni tra contratti di formazione-lavoro, lavori part time, interinali, temporanei, in affitto, grazie a borse lavoro o contratti dâarea o cooperative sociali, tra donne che devono rinunciare a progetti di maternitˆ incompatibili con un sistema di lavoro che prevede la presenza continua. E troviamo chi � costretto al lavoro nero, pochi soldi e grandi ricatti, insicurezza per il presente e per il futuro. ãAl dissanguamento occupazionale non � corrisposto un calo della produttivitˆ e dei profitti aziendali, anzi. [·] A partire dal 1980 chi ha avuto la fortuna di non essere espulso da officine e uffici ha lavorato di pi�, guadagnato di menoä, spesso si � chiuso in se stesso, ha abbandonato le lotte sindacali, ha accettato condizioni che soltanto qualche anno prima sembravano impossibili. Il trasferimento di parti della produzione nei paesi pi� poveri e personale precario ed esterno fanno sentire la sicurezza in pericolo: amici, parenti se ne sono giˆ andati, i figli non possono pensare ad una vita autonoma, il silenzio e lâobbedienza sembrano lâunica strada percorribile. Lontani anni luce i cortei, le latte usate come tamburi, gli scioperi, oggi Torino guarda gli immensi capannoni vuoti e inutilizzati, la paura nei volti degli adulti, la speranza frustrata in quelli dei giovani e non riesce a fare nulla per invertire la tendenza al definitivo.

Indice recensioni