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La grande muraglia dopo Pechino
  A giugno si è tenuto a New York, in occasione della Sessione speciale dell'Assemblea della Nazioni Unite, un incontro tra stati ed organizzazioni non governative per esaminare lo stato dei lavori e delle politiche di sostegno all'attuazione del programma della Conferenza sulle donne di Pechino.

Preambolo alla marcia mondiale delle donne contro povertà e violenza che si terrà ad ottobre per la strade delle più grandi città mondiali.
La tavola rotonda ha evidenziato come la strada per attuare i tredici punti prioritari identificati a Pechino sia ancora irta di ostacoli e di difficile percorrenza. Ad esempio gli Stati Uniti non hanno ancora ratificato la Convenzione contro la discriminazione sessista, mentre in Kuwait in pieno 2000 il governo non ha ancora esteso il diritto di voto alle donne. Ai rapporti preparati dalle ONG, si sono aggiunti quelli, meno critici sulle attività svolte dai vari governi in merito a: infanzia, diritti fondamentali, industria culturale, ambiente, promozione della donna, istituzioni, sistemi decisionali, povertà, formazione, istruzione, prevaricazione sulle donne, conflitti armati, economia.
Confronti e rapporti da cui è emerso come tra i nodi principali su cui si dipana la matassa degli abusi e della ghettizzazione verso le donne ci sia oltre la prostituzione, la pratica dell'escissione e dell'infibulazione, dove nonostante l'impegno i cambiamenti si scontrano con usi e costumi radicati nelle tradizioni locali, anche perché la comunità internazionale non riconosce alla specificità delle persecuzioni nei confronti delle donne ancora lo status di "rifugiate". Inoltre la globalizzazione ha avuto una ripercussione sulla riproduttività e sui salari delle donne dovuta ai tagli dei bilanci governativi, che si sono ripercossi sui fondi devoluti alla sanità. Secondo la Confederazione internazionale dei sindacati liberi su 2.000.000 di persone che hanno perso il posto di lavoro in Thailandia l'80% sono donne.
A cinque anni da Pechino la Grande muraglia della discriminazione femminile rimane ancora immobile a delimitare e difendere i confini tra progresso ed emarginazione.

Approfondimenti: http://www.iccwomen.org/

Da: A. Callamard, "Molte Bastiglie ancora da abbattere"
Le Monde diplomatique, n. 6/2000 pp. 1, 12-13

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